“Una giovane donna perde prematuramente la vita. Nei suoi effetti personali i familiari trovano un pacchetto incartato con cura con un biglietto: “Per i momenti speciali”. Nel pacchetto c’è un vestitino in seta, ancora con il cartellino.
Decidono di farglielo indossare nel suo ultimo viaggio su questa terra…”
Lo so, è forte come inizio e non ho mai capito se è un aneddoto che gira in rete o una storia vera; ma ogni volta che ripenso a quel biglietto immagino il giorno in cui la giovane donna ha comprato il vestito, rivedo il riflesso dei suoi occhi nello specchio, il sorriso compiaciuto nel sentirsi bella, sento i suoi pensieri che vagano alla ricerca di quell’istante in cui deciderà che sì, quello è il momento speciale che aspettava.
Avrebbe scartato il pacchetto, tolto con cura il cartellino e consacrato il vestitino di seta a simbolo di un attimo non sempre fuggente che lascia nel cuore quel dolce sapore di eternità.
Con chi sarebbe stata in quel momento speciale? Come si sarebbe preparata? Quale sarebbe stato il luogo perfetto? Cosa avrebbe pensato e quali sentimenti l’avrebbero avvolta mentre il vestito accarezzava i suoi fianchi? Quanto avrebbe dovuto aspettare ancora per staccare quel cartellino, testimone crudele dell’incessante scorrere del tempo?
Non avremo mai una risposta a queste domande perché qualcuno al suo posto ha deciso del suo ultimo “momento speciale”…
Se hai letto fino a questo punto vuol dire che adesso hai bisogno di una notizia buona per compensare, almeno in parte, l’idea che esiste un ineluttabile corso che il destino può decidere in ogni momento di riservare a ognuno di noi.
Non pratico la filosofia del “carpe diem”, né dell’“ogni lasciata è persa”. Non so cosa dire a quelli che credono nel “vivere ogni giorno come fosse l’ultimo”. Forse gli suggerirei “fallo, almeno una volta nella vita avrai ragione” (Woody Allen in “Cafè society”).
Semplicemente, non mi accontento. Decido e agisco. Scelgo e cerco il meglio, per me, in quel momento.
La buona notizia è che tutti lo possono fare! Tutti possono decidere che la ricerca del meglio non si può rimandare. Tutti possono iniziare da soli un percorso verso il puro sentire o cercare una persona con cui condividere quegli attimi di eterno.
Per me, quella persona è mia figlia.
Non è questo il post promesso sulla maternità ma la nave della mia vita ha seguito un’altra rotta quando lei è nata. Con lei ho conosciuto l’amore incondizionato, l’amore che esiste a prescindere, la luce in fondo al tunnel….
Lei fa parte dei miei momenti perfetti come il profumo fa parte delle rose, il rosso fa parte del tramonto e l’onda fa parte del mare. Per me è la luce del sole, è sostanza dei miei sogni, una forza della natura che mi solleva in momenti in cui sembra tutto più difficile.
Quindi lei c’è… nei pensieri o accanto a me, a condividere quell’idea di bello che non si crea per caso e che ha bisogno di un progetto, una ricerca, un tempo dedicato a costruirla.
Ogni elemento che fa parte del vostro momento perfetto va quindi pensato con cura, scelto sapendo che quello è il meglio per voi. Non esiste il meglio in assoluto ma dipende dall’attimo in cui state vivendo, dagli eventi che hanno scatenato la necessità di quel momento. A volte è il silenzio la vostra àncora, altre la musica, altre ancora la voce rassicurante di chi si sta prendendo cura di voi.
La vera domanda è: da dove comincio?
Permettete all’ingegnere che è in me una piccola divagazione metodologica che aiuta a schematizzare un concetto complesso.
La ricerca di una soluzione, nel lavoro come nella vita, parte dalla risposta a 6 domande (le 5W e 1 H in inglese): Chi? (Who?), Cosa? (What?), Perché? (Why?), Dove? (Where), Quando? (When?), Come? (How?).
Dall’astrofisica degli oggetti compatti alla molletta per i capelli, dallo studio delle manovre semeiotiche alla preparazione degli spaghetti… il mondo si spiega rispondendo a quelle sei domande, inserite nel contesto in cui cerchiamo le nostre risposte.
Nei prossimi post proverò ad aiutarvi a riflettere sulle mitiche 6.
“E’ proprio necessario? Non puoi dirci semplicemente cosa consigli di fare e dove andare in vacanza?” disse la vocina social che pensava di essere su un blog di ricette take away.
Immaginate una single convinta in una crociera per innamorati. Roba da diabete! O una meditatrice zen in un villaggio per bambini ipercinetici? E un amante in un’escursione ripresa in mondovisione? La vocazione da prete su una spiaggia per nudisti ha un futuro?
Chiaro il concetto?
La vocina si acquietò e decise di non accontentarsi di un triste e scontato “apericena” (ma è una parola maschile o femminile? Cosa si era fumato quello che lo/l’ha inventato/a?).
La vocina chiese il menù, la carta dei vini e la carta delle acque, prese il tovagliolo ricamato con le sue iniziali e notò le posate d’argento, i bicchieri di cristallo e una tavola perfetta sulla quale niente era lasciato al caso. Assaporò ogni dettaglio e percepì l’unicità di quel momento, come se ogni cosa avesse magicamente trovato il suo posto nel mondo.
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